domenica 10 aprile 2011

La seconda donna al potere in Africa


Da alcuni giorni un'altra donna guida un paese o un governo in Africa. Si tratta di Cissè Mariam Kaidama Sidibè (nella foto), che dal 3 aprile scorso è diventataPrimo Ministro del Mali.
La seconda appunto perchè fino al 3 aprile solo una donna, come già indicato in un vecchio post, guidava uno stato ed era il Presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, eletta nel 2006.


La Sidibè (Cissè è il nome del marito) è nata a Timbuctu il 4 gennaio del 1948, ha studiato pubblica amministrazione a Bamako, e dal 1974 al 1989 ha lavorato presso il Ministero per la Tutela delle Società e delle Imprese Statali e studiato in varie parti del mondo, tra cui in Italia. Nel 1987 è diventata assistente del Ministro.


Dal 1991 al 1992 è stata Ministro della Programmazione Internazionale e della Cooperazione, nel 1992 Ministro dell'Agricoltura. Dal 1993 al 2000 ha diretto l'Agenzia Internazionale contro la deforestazione con sede in Burkina Faso. Nel 2001 è stata chiamata come assistente dall'amico Amadou Tourè, che nel 2002 è diventato presidente del Mali nominandola Ministro dello Sviluppo Rurale. A partire dal 2003 è stata presidente del SONTAM, la società ministeriale dell'insutria del tabacco.
Ha quattro figli.


Per il Mali è la prima volta che una donna assume la carica di Primo Ministro ( o di Capo di Stato).
Il Mali è il 15° paese africano ad aver avuto nel corso della propria storia,anche per un solo giorno, una donna nelle più alte cariche dello stato (Capo di Stato o Capo del Governo). Gli altri 14 paesi sono: Etiopia, Lesotho e Swaziland (Regina), Gabon, Guinea Bissau, Liberia e Sudafrica (Capo di Stato) e Burundi, Madagascar, Mozambico, Centrafrica, Ruanda, Sao Tomè e Principe e Senegal (Primo Ministro).

Quello che è avvenuto in Mali, con la nomina della Sidibè, aggiunge un piccolo tassello alla lotta per aumentare la rappresentanza femminile nelle istituzioni, in Africa come nel Mondo. Ricordiamoci, ad esempio, che l'Italia è tra i tanti paesi che non hanno mai avuto una donna a Capo dello Stato o del governo.
http://gianfrancodellavalle-sancara.blogspot.com/2011/04/la-seconda-donna-al-potere-in-africa.html

Donne in Parlamento, il Ruanda al primo posto nel mondo

Per la prima volta nel mondo un Parlamento eletto è composto in maggioranza da donne. Si tratta del Parlamento del Ruanda, eletto recentemente (i risultati sono stati pubblicati il 18 settembre scorso), in cui 44 donne (54,9%) siedono in un Parlamento di 80 eletti. E' un fatto straordinario che avviene in uno dei paesi più martoriati dell'ultimo ventennio (e forse anche in questo, stando agli analisti, risiede questo risultato).
Il Ruanda supera la Svezia che ha il 46,5% (162) di rappresentanza femminile, il Sudafrica 44,5% (178), Cuba 43,5% (265) , l'Islanda 42,9% (27), l'Olanda 42% (63) e la Finlandia 40% (80).
La presenza delle donne nei Parlamenti del mondo rappresenta uno degliobiettivi di sviluppo del millennio ( ovvero per il 2015 è portare al 50% le donne nei parlamenti).
Purtroppo, salvo l'esperienza del Ruanda e qualche altro isolato caso, l'obiettivo del millennio è lontano in gran parte del resto del mondo, anche in quello ricco.

Se in alcuni stati le donne non sono assolutamente rappresentate (è il caso dell'Arabia Saudita, dell'Oman, del Belize, delle Isole Solomone e altri piccoli stati dell'Oceania), il altri la percentuale è ridicola: in Yemen lo 0,3% (1), in Egitto l'1,8% (8), in Iran il 2,8% (8), in Libano il 3,1% (4), in Mongolia il 3,9% (3), ad Haiti il 4,1% (4), in Georgia il 5,1% (7) e in Ciad il 5,2% (8).

Non sono nemmeno entusiasmanti i dati dei grandi paesi del mondo: il Brasile 8,8% (45), l'India 10,8% (59), il Giappone 11,3% (54), la Russia 14% (63), gli Stati Uniti 16,8% (73), la Francia 18,9% (109), la Gran Bretagna 19, 5 (126), l'Italia 21,3% (134) e la Cina 21,3% (637).
Meglio, tra i paesi che contano nel mondo, la Spagna 36,6% (128), la Germania 32,8% (204)

In Africa, con più alta percentuale di donne in Parlamento, dopo il Ruanda e il Sudafrica, troviamo il Mozambico 39,2% (98), l'Angola 38,6% (85), l'Uganda 31,5 (102) , il Burundi 31,4 (37) e la Tanzania 30,7% (99).
Vi è una singolare relazione tra l'alta percentuale di donne nei Parlamenti e momenti vissuti di forti crisi (in qualche modo superati) nei paesi (Ruanda, Sudafrica, Mozambico, Angola, Burundi) quasi a dire che una volta che gli uomini hanno fallito nel compito di governare sono le donne a prendere il controllo della situazione.
Ad una relativa forte presenza in Parlamento delle donne non corrisponde, in Africa, una reale gestione del potere di governo (vedi post sul potere delle donne africane). Ad oggi in tutto il continenete africano solo la Liberia è guidata da un presidente donna. Thomas Sankara aveva, forse per primo, intuito la potenzialità delle donne africane (vedi post) e la necessità di affidarle la gestione degli stati.

Vale la pena sottolineare i dati negativi africani nei parlamenti di Egitto 1,8% (8), del Ciad 5,2% (8), della Somalia 6,9% (37), della Nigeria 7% (25), del Congo 7,3% (10), dell'Algeria 7,7% (30) e della Libia 7,7% (36).

Al 2015 mancano solo 5 anni, è la strada da percorrere è ancora lunga e difficile.

lunedì 21 marzo 2011

Woman in progress - Ruolo delle donne nella scrittura

Woman in progress - Ruolo delle donne nella scrittura


A volte ci sono giornate davvero speciali. Uno di quelle giornate è stato per me il 05/03/2011.
L’associazione italo congolese Dawa insieme ad altre associazioni di donne migranti hanno organizzato una giornata dedicata al ruolo delle donne migranti nella scrittura, nella società e nella politica:Woman in progress.
La mattinata è stato dedicata ai giovani(alcune classi del I.T.F.Selmi di Modena) con le quali abbiamo incontrato alcune scrittrici mentre il pomeriggio è stato riservato ad un pubblico adulto e si è parlato più del ruolo socio-politico delle donne migranti che vivono, studiano e lavorano in Italia.

Con i ragazzi del Selmi abbiamo fatto un interessante viaggio alla scoperta della Persia(culla della civiltà…non della guerra!) storia, letteratura, cultura, lingua delle lingue e che poesie! Sublime: Persia paese delle poesie e dell’amore. Da non crederci grazie alla persiana prof. M. Heidari.

Siamo scesi con i piedi per terra, a Modena, dove una studentessa italiana di origini marocchine ci ha raccontato di come, dopo l’ennesimo episodio di razzismo, si è chiusa in se, ha pregato, ha scoperto la sua fede ed ha “scelto” di portare il velo andando contro il parere dei suoi genitori.
Curiosità e stupore davanti alla storia di Basma che però ci fa riflettere. In Italia Basma ha potuto scegliere come vestirti e quale religione praticare: la libertà è un lusso che non tutti possono permettersi nel mondo. Iniziamo quindi a conoscere un po’ meglio alcune realtà della nostra città e a non bere tutto quello che viene semplificato, confezionato e digerito dalla stampa di grido. Non siamo tutti uguali e questo è una grande fortuna non una disgrazie. Bisogna osare pensare con la propria testa. Avere il coraggio di portare i jeans che non sono di moda in quel momento ….
Quello che è considerato normale oggi e qui, altrove può risultare “bizzarro” e purtroppo le  diversità anziché essere una ricchezza da condividere diventano spesso una scusa per ghettizzare i più deboli. Il coraggio di essere diversi e di denunciare ingiustizie e discriminazioni lo ha avuto una giovane giornalista, imprenditrice pakistana di Carpi che però in cambio del suo impegno ha ottenuto minacce di morte. Aiutare le altre donne originarie dal Pakistan come lei, Ilyas Nosheen, ad imparare la lingua italiana ha un elevato costo, ma lei ha scelto di andare avanti. Viva le donne coraggiose.
La lingua è fondamentale per vivere, per essere indipendenti ed essere membri attivi della società.
Dopo l’intervento di queste nuove donne italiana, passo la parola all’unica scrittrice indigena ovvero italiana di origini, ma internazionale nel cuore. Stefania Ragusa è una scrittrice e giornalista attualmente porta in grembo una vita nuova. A Stefania chiedo di che colore sarà suo figlio poiché suo marito è senegalese. Di che colore sarà per lei madre; di che colore sarà per suo padre; di che colore sarà per i vicini italiani; di che colore sarà per i cugini nati in africa ed infine di che colore sarà per se stesso?Una provocazione. Una realtà. Io che lavoro in sala parto vedo nascere i bambini tutti uguali poi dopo qualche giorno il buon Dio si diverte a colorarli ed ad infonderli caratteri diversi per renderli unici ed irripetibili. Stupendi. Per tutta la vita però cerchiamo di snaturali e renderli tutti uguali:stessi vestiti stesse scarpe stesse borse stesse pettinature stesso colore stessi locali, stesso tutto altrimenti…. fuori dal coro, fuori dal cerchio. Isolati. Soli. Discriminati.
Il futuro è tutto da costruire e dipende direttamente da ciascuno di noi soprattutto dagli studenti che saranno i genitori di domani.
Tanta curiosità ed interesse da parte degli studenti che attenti, hanno partecipato attivamente alla discussione raccontando dei loro viaggi all’estero dove erano loro i diversi!!!Tutti ti guardano.
Strana sensazione sentirsi sempre sotto esame,esposti, tutti gli occhi addosso. Siamo sempre noi eppure appena si varca il “confine” sembra che il nostro Valore come essere umano salga o scenda in base ad un fattore ignoto.
Forse viaggiando molto riusciamo a conoscer meglio noi stessi. Conoscendo noi stessi possiamo aprire gli occhi per scoprire il nostro prossimo ed ad essere liberi. Liberi di vivere le nostre peculiarità senza paura ….forse solo così si riuscirà a ridurre un po’ questo strano fenomeno che è negli occhi di chi ci giudica, ma attecchisce e persiste nella nostra mente.
Per me ex alunna del Selmi, oggi ginecologa e una delle organizzatrici della giornata è stato un onore moderare questa sezione della giornata. Una giornata speciale piena di speranza per il futuro.

Dtssa KINDI TAILA