domenica 21 novembre 2010

La forza e la determinazione femminile.

Pubblichiamo un articolo di circa un anno fa , ma che ci sembra ancora di attualità: la forza e la determinazione femminile.
Il nostro blog promuoverà storie nascoste di piccole e grande donne migranti alla ricerca di uno spazio nel mondo della politica , dove lotta a tutt'oggi la donna in diversi paesi del mondo per una rappresentatività nei luoghi decisionali.






2009: UN ANNO ALL'INSEGNA DELLA FORZA E DELLA DETERMINAZIONE FEMMINILE

Dagli agoni politici alle arene dello sport, dalle pagine di gossip alle aule giudiziarie, per molti versi il 2009 è stato un anno al femminile. Donne che si sono contraddistinte per forza e determinazione, altro che sesso debole verrebbe da dire, anche se non sempre portatrici di valori positivi e a volte dal fascino un po' oscuro.
La memoria non può non andare innanzitutto a una giovane donna che ha pagato con la vita la sua lotta per la libertà: Neda, la ragazza uccisa a Teheran, diventata simbolo della rivolta iraniana. Il 'Times' l'ha incoronata personaggio dell'anno.
E poi il Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, che ha subito il carcere per aver difeso i diritti del suo popolo e ancora quest'anno è stata nel mirino del regime birmano. Fino al ruolo determinante che le donne hanno avuto alle elezioni presidenziali in Afghanistan.
Regine della scena internazionale sono state le mogli dei capi di Stato convenuti a Roma per l'assemblea generale della Fao, così come le first lady che hanno accompagnato i loro rispettivi in occasione del vertice del G8 a L’Aquila. Regina delle regine Angela Merkel, la neo rieletta cancelliera tedesca prima donna a ricoprire questo ruolo, considerata da ‘Forbes’ la donna più potente del mondo
Al centro dell'attenzione mondiale c'è poi Michelle Obama, l'elegante e raffinata first lady Usa che non disdegna la cura dell'orto e si esibisce in invidiate danze con il marito. Ma anche l'affascinante Rania di Giordania in visita ufficiale a Roma con il marito Abdallah, e la premiere dame di Francia, Carla Bruni.
Arrivando in casa nostra, fari accesi su Emma Marcegaglia, numero uno di Viale dell'Astronomia, alle prese con una crisi difficile, e Diana Bracco, presidente del Progetto speciale 'Ricerca e innovazione' di Confindustria e di 'Expo 2015'. Entrambe sono entrate nella lista delle 50 donne manager più potenti del mondo del 'Financial Times', rispettivamente al trentottesimo e quarantanovesimo posto.
Passando per Veronica Lario, che ha intrapreso la sua battaglia prima di principio e poi coniugale contro il consorte al quale ha chiesto un assegno mensile di tre milioni di euro. In prima fila c’è anche un’altra donna legata al premier, la figlia Marina Berlusconi: presidente di Mondadori nella classifica di 'Forbes' si colloca in 33esima posizione.
Riflettori puntati inoltre sulle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, in evidenza nel 2009 rispettivamente per la guerra allo stalking e la contestata riforma della scuola.
E ancora, tanto per restare in ambito politico, Rosi Bindi, eletta presidente del Pd, e Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, pronta al tuffo in politica con la candidatura per il Pdl alla presidenza della regione Lazio.
Di fatto il volo lo ha già spiccato la giornalista Bianca Berlinguer, cresciuta alla scuola di Minoli e Curzi, diventata direttore del Tg3.
Per non parlare poi delle stelle che hanno illuminato lo sport azzurro: da Federica Pellegrini nel nuoto a Flavia Pennetta nel tennis.
Ancora, star del gossip nel mirino dei paparazzi, Elisabetta Canalis per la relazione con George Clooney, e Belen Rodriguez per la love story con Fabrizio Corona. Anche se ad aggiudicarsi il titolo di '''icona di bellezza del decennio", secondo un sondaggio della catena britannica di negozi di prodotti cosmetici Superdrug, è stata Angelina Jolie.
Mentre nella cronaca giudiziaria un ruolo di primo piano lo ha avuto Amanda Knox, condannata insieme a Raffaele Sollecito per l’uccisione di Meredith Kercher.
Il 2009 è stato anche l’anno dell'addio a Susanna Agnelli e ad Alda Merini: due grandi donne che hanno segnato il panorama politico e culturale italiano. I versi della poetessa milanese e l'instancabile attività a favore dei più deboli della sorella dell'Avvocato mancheranno a tutto il Paese.

Dilma Rousseff, prima donna presidente del Brasile

Dilma Rousseff, presidente del Brasile

Dilma Rousseff ha vinto al ballottaggio con il 55,5 percento dei voti
Era la candidata scelta da Lula, che l'ha sostenuta durante tutta la campagna elettorale

Dilma Rousseff è la prima donna presidente del Brasile. Era la candidata scelta da Lula, il presidente del miracolo economico. E dopo una partenza a rilento era sempre stata in testa ai sondaggi. Inaspettatamente fermata al primo turno dal successo della verde Marina Silva, ieri ha vinto al ballottaggio con il 55,5 percento dei voti. Il suo avversario Jose Serra si è fermato al 44,5 percento. Oggi tutta la stampa brasiliana parla di lei, la ex guerrigliera rivoluzionaria diventata consigliere del presidente più amato della storia del Brasile.
Figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, nacque a Belo Horizonte nel 1947 e durante gli anni della dittatura militare in Brasile – quando aveva soltanto diciassette anni – si unì alla resistenza dandosi alla macchia e diventando una guerrigliera della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares. Catturata dai militari, fu imprigionata e torturata per tre anni. Quando uscì di prigione riprese l’attività politica e completò i suoi studi in economia. Il suo impegno politico per il Partido Trabalhista Brasileiro la portò a diventare segretaria delle Risorse Energetiche e Minerarie dello stato di Rio Grande nel 1993.
Lula la incontrò per la prima volta nel 2002, quando era già candidato alle elezioni presidenziali. «Sapevo soltanto che Dilma era a capo della segreteria per le Risorse Energetiche sotto il governo di Olivio Dutra, non avevamo molti contatti» raccontò Lula in un’intervista del 2009 «ma dalla prima volta che la sentii parlare notai che aveva qualcosa di diverso, era oggettiva e conosceva veramente il settore, fu allora che pensai: “ecco, ho trovato il ministro per l’energia”. Fu così che entrò a far parte del mio governo».
Dilma Rousseff fu nominata ministro dell’Energia e delle Risorse Minerarie nel gennaio del 2003. Il suo modo di gestire i problemi fu subito apprezzato da tutti i suoi collaboratori, anche quelli che erano entrati a far parte del ministero ben prima di lei. La sua moderazione, la sua visione articolata e mai ideologica, la sua discrezione e modestia furono le caratteristiche che le conquistarono la fiducia e la simpatia dei suoi collaboratori e del presidente. Due anni dopo – nel 2005 – Lula l’aveva già nominata ministro della Casa Civile, un incarico corrispondente a capo dello staff presidenziale. Da allora iniziarono a vedersi quasi tutti i giorni, a volte anche durante i finesettimana: era diventata il braccio destro del presidente.
Chi lavorava al loro fianco dice che Lula era stato conquistato dalla capacità della Rousseff di risolvere le situazioni più difficili e dalle sue competenze tecniche. In più, Lula aveva sviluppato per lei un affetto quasi paterno. La stessa Dilma una volta lo riconobbe: «Il presidente mi rimprovera quando lo deve fare. Però devo riconoscere che molte volte – e soprattutto durante la mia malattia (fu operata per un linfoma nell’aprile del 2009, ndr) – mi protegge affettivamente».
Nel suo primo discorso da Presidente della Repubblica, tenuto in un hotel di Brasilia, Dilma Rousseff  ha subito detto che il suo principale obiettivo sarà combattere la povertà del paese. A chi durante la campagna elettorale l’aveva accusata di essere troppo ideologica e troppo di sinistra ha risposto che rispetterà le posizioni politiche e religiose di tutti: «Chi, come me, ha lottato per la democrazia è amante della libertà. Ho detto e riaffermo che la stampa libera è fondamentale per la democrazia. Ho detto e riaffermo che preferisco le mille voci della stampa al silenzio della dittatura».
Poi ha ribadito l’importanza della trasparenza nell’amministrazione pubblica e nella gestione della politica (durante la campagna elettorale il nuovo capo dello staff di Lula era stato costretto a dare le dimissioni per uno scandalo di tangenti) e ha ringraziato Lula per il suo appoggio incondizionato: «Ringrazio particolarmente e con molta emozione il presidente Lula» ha detto con la voce rotta dal pianto mentre i militanti del Partido dos Trabalhadores scandivano il nome del presidente uscente «lo ringrazio per il suo appoggio: avere imparato dalla sua sapienza è qualcosa che vale per tutta la vita».
Lula è sempre rimasto al suo fianco e l’ha abbracciata a lungo dopo l’annuncio ufficiale dei risultati. Ma ora per Dilma il compito non sarà facile. Dopo otto anni, Lula lascia la presidenza con un indice di popolarità altissimo e l’economia in pieno boom. Venti milioni di persone sono uscite dalla povertà grazie alle sue politiche sociali, la classe media si è ormai estesa fino a comprendere metà della popolazione (90 milioni di persone) e l’economia continua a crescere a ritmi da superpotenza (più otto per cento previsto per quest’anno). Le aspettative sulla Rousseff, quindi, sono necessariamente molto alte. Non sarà semplice ripetere una tale scala di successi e soprattutto non sarà facile sostituire il suo carisma. Del resto, la storia dell’ex operaio metalmeccanico nato da una famiglia povera e analfabeta e poi diventato presidente è di per sé irripetibile.
L’attenzione ora è tutta sul governo che sceglierà di formare. Durante il suo discorso, ha ribadito che rispetterà l’alleanza dei partiti con cui è stata eletta: «Sono stata eletta come parte di un’alleanza di dieci partiti e con loro andrò a formare un nuovo governo meritocratico e pluralista, che darà valore ai quadri dell’amministrazione pubblica indipendentemente dall’appartenenza partitica. Tendo la mia mano all’opposizione, da parte mia non ci saranno mai privilegi né favoritismi per nessuno». Lula non ha dubbi: «Dilma sorprenderà il mondo», ha ripetuto spesso durante la campagna elettorale. «E ora formerai un bel governo», le ha detto dopo averla abbracciata.
http://www.ilpost.it/2010/11/01/dilma-rousseff-presidente-brasile/

L’Africa alla guida del mondo


L’Africa alla guida del mondo…


Pubblichiamo il commento di Cecile Kashetu Kyenge, Coordinatrice nazionale del movimento Primo Marzo, al discorso del presidente di turno dell'Unione africana all’Onu, Bingu wa Mutharika. Cecile è una donna congolese che abita a Modena, dove svolge la professione di medico. Attualmente è impegnata nella promozione della piena cittadinanza degli immigrati con il progetto "Diaspora Africana" di cui è coordinatrice per il Nord Italia.




Complimenti al Presidente dell'Unione africana di turno!
Tuttavia non mi stancherò di ripetere all'Africa che l'Africa dovrà essere salvata dagli africani!!! Il continente si salverà il giorno che saprà che il suo sviluppo non dipende da ciò che gli altri ci impongono. La via dello sviluppo non deve necessariamente passare dal modello occidentale... Stiamo inseguendo realtà che dimostrano, sotto gli occhi di tutti, difficoltà nella sfera dei valori umani. molto bello il discorso della presidente dell'Ua! Finché il continente non risolverà i suoi problemi interni , finché il continente non diventerà responsabile, finché non avrà una leadership responsabile ... potremmo solo assistere a tanti Sankara! La corruzione, dovuta anche ad una mancanza del bene comune e dell'amor proprio per il continente da parte di molti dirigenti, traduce l’Africa in una terra di governanti "giuda"!!!!
A costo di essere ripetitiva, voglio che il mio popolo si ricordi che l'Africa dovrà imparare a camminare con le proprie gambe! L'africa dovrà tagliare il cordone ombelicale con tutto ciò che la rende dipende, a costo di sacrifici enormi per il bene del nostro futuro!!! Dall'America alla Cina , passando per l'Occidente trovo tutte relazioni aberranti dove l'Africa risulterà sempre perdente, perché priva di un glossario per parlare lo stesso linguaggio.
Perché l'Africa è sempre alla ricerca di un partner per risollevarsi??? Guardiamo alla Cina come ad un nuovo salvatore!!! Temo che non abbiamo ancora imparato a leggere ciò che c'insegna la storia. Facciamo tesoro della memoria e della storia dei popoli e mettiamola al servizio del continente!!!
Il mondo non si è mai interessato a capire se un giorno l'Africa smettesse di fornire le sue risorse naturali che fine farebbe!! Abbiamo una classe di dirigenti non capace di fare un’analisi concreta della situazione attuale!! Chiedo veramente che ci possa essere un sostegno al presidente di turno per evitare lo svuotamento del continente di persone in grado di denunciare lo stato di schiavitù economico in cui vige la nostra terra!!
Si continua a parlare di progressi dal continente, di nuove società, dell'espansione del mercato immobiliare... A beneficio di chi?? La terra soffre, l'inquinamento è in aumento, soffre il secondo polmone del mondo con la deforestazione della foresta equatoriale (qui con la complicità dell'Italia e del commercio del legno africano)... Sono tutti punti che devono portare a riflettere, per individuare un nuovo modello di sviluppo nel rispetto della natura e secondo la filosofia africana: uno stile di vita sano!!
La mia lotta per salvare un continente in agonia!! Dove sono tutte le nostre elite dall'Africa??? Dove sono tutti i nostri giornalisti dell'Africa e della diaspora??? La vera rivoluzione partirà dalla base e dalle comunità locali.
Urge una strategia comunitaria di chi ha il coraggio di andare sul terreno per mobilitare la gentema sopratutto i nostri capi tribù e detentori di alcuni segreti ...
Urge una rieducazione di tanti figli persi per strada, in questi 50 anni di guerra e miseria che hanno annientato in alcune regioni la persona umana fino a renderla senza scrupoli né anima e schiava della violenza...
Urge l'istruzione della nostra storia, dei nostri saperi, della ricchezza dell'Africa, di quando l'Africa era padrone di sé stessa come memoria per combattere il complesso di inferiorità inculcato nella gente in tanti anni di colonizzazione della mente...
Continuare in questa direzione corrisponde a costruire un castello sulla sabbia, che basta un soffio d'aria per crollare!!! Coltan, diamanti, petrolio, rame, uranio... fino ad oggi sono stati la maledizione del continente!!! Quante sorelle, fratelli, figli, genitori il continente dovrà ancora sacrificare prima di rendersi conto del suo valore e recuperare una sua identità????
Il dolore è grande, la frustrazione ci accompagna tutti i giorni nel vedere la nostra gente schiava sulla propria terra e umiliata all'estero, oltre oceano!!! O terra mia, cavalcata in continuazione da cavalieri senza scrupoli e che non sanno neanche come ti chiami, né da dove vieni!!! La mia terra e' bella!! La mia terra è ricca!!! La mia terra è la culla dell'umanità!!!
Finché avrò vita, il mio impegnosarà per un mondo di diritti, di rispetto (degli altri, della natura e di tutto ciò che ci circonda), per uno sviluppo sostenibile e per uno stile di vita sana. Il giorno che l'Africa troverà il coraggio di cambiare credo che il mondo troverà una guida per un mondo che pone al centro dello sviluppo i valori della persona e non la merce!!!!